LA DARSENA DI MILANO
con gli architetti Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto e J.F. Bodin
e con soc. D'Appolonia, Manens-Tifs, ing. E. Moretti, D.L. ing. P. Frezza
Con il lavoro completato alla Darsena se ne sono riportati in luce aspetti da tempo dimenticati, sepolti sotto le sponde: il Ticinello nei suoi rapporti con la porta del Cagnola, il ponte cinquecentesco, la conca di Viarenna perché potessero contribuire, assieme al nuovo del progetto, ad affermare il carattere - anche portuale - di questa parte di città. L’esito è un frammento della Milano contemporanea ancora realistico, adeguato e rispondente alle attese depositate qui.
Milano ha ritrovato la sua acqua.
Con l’acqua, sono tornate popolazioni di animali acquatici che, durante il lavoro di cantiere, avevano abbandonato questo spazio. La città è tornata ad appropriarsi delle sponde per affacciarsi al grande bacino, allo spettacolo dei traffici e delle attività che si svolgono sull’acqua. Il tempo lento del suo scorrere torna a scandire lo spazio raccolto e a contrapporsi a distanza, oltre ai nuovi argini, alla concitazione urbana.
Fra qualche anno le nuove alberature e la nuova vegetazione giungeranno a maturazione. Così come oggi è stata riaperta, la Darsena potrà sembrare come se fosse lì da sempre. E potrà apparire, nostro malgrado, disposta a possibili e imprevedibili trasformazioni, a nuove aperture che potranno forse estenderne il senso all’intera città. Ma, già da oggi, il nuovo porto riprende a manifestare il suo destino nel saper rinviare e a riconnettersi, attraverso il fluire dell’acqua, a luoghi lontani e a rappresentare, all’interno della città, il disegno territoriale – padano, mediterraneo e centroeuropeo - di Milano.